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Orologi assistenza ai clienti e l'emergenza parti di ricambio

Laboratori e dettaglianti per un mercato libero e di qualità:l’incontro pubblico promosso dall’Associazione Orafa Lombarda

16/01/13 - 

In Italia operano più di 24.000 negozi e 5.000 orologiai che, in modo sinergico, hanno risposto per oltre 50 anni alla domanda di assistenza proveniente dal mercato degli orologi. Ma da qualche anno - questo il tema sul quale l’Associazione Orafa Lombarda ha incentrato  un incontro pubblico (promosso nella sede di Confcommercio Milano) - vincoli o veti da parte delle multinazionali dell'orologeria a rilasciare forniture e parti di ricambio necessarie per la riparazione degli orologi impedirebbero di fatto ai laboratori di orologeria di svolgere la propria attività. A rischio - affermano i promotori dell’iniziativa - vi sono perciò tanti esercizi commerciali e posti di lavoro. Un problema italiano, ma non solo: riguarda l'intera Unione Europea. L’incontro pubblico dell’Associazione Orafa Lombarda ha avuto l’obiettivo di sviluppare un dialogo positivo con le case orologiaie per trovare punti d’incontro che contribuiscano a superare questa situazione. Sono intervenuti Rodolfo Saviola (rappresentante degli orologiai); Rino De Feo (consigliere dettaglianti AOL); Rinaldo Cassani (docente di orologeria Capac Politecnico del Commercio); Mario Peserico (presidente Assorologi). Marco Donzelli (presidente Codacons) ha inviato un contributo. Dopo il dibattito, le conclusioni di Andrea Sangalli (presidente dettaglianti AOL).
Il 10 luglio 2008 – spiega l’Associazione Orafa Lombarda - la Commissione Europea aveva rigettato il ricorso del Cehar (Confederazione europea delle associazioni degli orologiai riparatori) rilevando come il mercato degli orologi di lusso (considerato come una parte limitata del mercato degli orologi in
generale) fosse “un settore di piccole dimensioni e caratterizzato da una vivace concorrenza", ragioni per cui non si ravvisavano le condizioni per un abuso di posizione dominante da parte dei fabbricanti. Il 15 dicembre 2010 (due anni e mezzo dopo) il Tribunale del Lussemburgo ha annullato la decisione della Commissione Europea del luglio 2008 rimandando nuovamente l'esame della questione alla Commissione che, da allora, sta riesaminando la questione, senza essere ancora giunta ad una conclusione. Nel frattempo la crisi economica europea si è aggravata e la crisi occupazionale ha assunto dimensioni preoccupanti. Ed ora – secondo l’Associazione Orafa Lombarda - le istanze degli operatori (artigiani, commercianti) potrebbero essere più ascoltate rispetto agli interessi delle multinazionali dell'orologeria.
Si calcola, spiega l’Associazione, che nell'intera Unione Europea siano impegnati più di 30.000 artigiani orologiai, oltre al comparto della distribuzione commerciale comunque coinvolto e soggetto attivo dell'offerta di assistenza ai possessori di orologi. E, aggiungono i promotori dell’iniziativa, è 'indiscutibile interesse dei consumatori europei alla libera fornitura delle parti di ricambio degli orologi sotto vari profili”: dal punto di vista del prezzo che risulterà calmierato se ci sarà una pluralità di operatori (e non solo le case-madri) in competizione tra loro; dal punto di vista della tempistica che risulterà più celere se il servizio di assistenza non sarà centralizzato; dal punto di vista della capillarità del servizio stesso. 


Allegati:
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