un’informazione inutile che dà all’utente la sensazione di
aver perso tempo, e infine, dev’essere trovabile: le tecni-
che di SEO e SEM, unitamente ad un’appropriata archi-
tettura dell’informazione, ci aiutano in questo senso.
Reputazione
Il risultato della gestione della propria presenza e della
propria identità è la reputazione. Un’azienda che fornisce
informazioni non esatte, non credibili o non accessibili,
avrà come risultato quello di ottenere una bassa reputa-
zione in merito alla trasparenza comunicativa. Un utente
che diffama altri utenti, otterrà come risultato una repu-
tazione di inaffidabilità e scorrettezza. Gestire la reputa-
zione su Internet è una delle cose in assoluto più compli-
cate, ma decisive per chiunque voglia partecipare alla
conversazione sui social media.
Innanzitutto, per dirla con Seth Godin “the Web doesn’t
forget”, la rete non dimentica.
Ogni informazione inserita in rete viene immagazzinata
e indicizzata e messa a disposizione per chiunque ne
voglia prendere visione. Un’informazione sbagliata può
essere quindi un danno non solo per il presente, ma
anche per il futuro. Per questo il Web è molto diverso
dagli altri mezzi di comunicazione, per i quali invece la
tendenza a dimenticare è la regola.
La “reputation management” è diventata quindi una vera
e propria tecnica che parte dalla costruzione di una pre-
senza, per poi passare alla costruzione della propria iden-
tità, con la quale muoversi come attore di una conversa-
zione che dev’essere condotta in modo molto corretto e
trasparente. E la “Radical transparency” è un comanda-
mento del WEB 2.0: essere pronti ad ammettere i propri
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WEB 2.0: it’s all about data