in Europa, che nel 1998, con il Sonny-Bono Act ha avuto
la sua ultima estensione a 70 anni dalla morte dell’auto-
re per i nuovi lavori,e a 95 per quelli pre-esistenti. Questa
legge, conosciuta da molti anche come il “Mikey Mouse
Act”, è il risultato di un’attività di lobbying da parte della
Walt Disney, che vedeva molti dei suoi lavori vicini alla
scadenza del copyright con le precedenti regole. Il ragio-
namento alla base di Creative Commons è prima di tutto
economico: dopo un certo periodo di tempo (molto più
breve di quanto ora stabilito dalla legge), il valore del-
l’incentivo costituito dalla conservazione dei pieni dirit-
ti di proprietà intellettuale sull’opera, è molto inferiore al
valore generato da un riutilizzo di questi materiali per usi
diversi (opere derivate, collezioni, remix, etc...). Gli stes-
si lavori di Disney sono per la maggior parte rielabora-
zioni di favole, storie, leggende del patrimonio culturale
occidentale e quindi di pubblico dominio: pensiamo ad
esempio a Biancaneve, Cenerentola, il re Artù de “La
spada nella roccia” e tanti altri.
Partendo da queste premesse, Creative Commons si è
proposta di elaborare un modello alternativo a “Tutti i
diritti riservati”, lasciando all’autore la possibilità di sce-
gliere quali diritti lasciare invece liberi, passando al
modello “Alcuni diritti riservati”.
Creative Commons si pone quindi ad un punto di mezzo
tra la “C” di copyright, “Tutti i diritti riservati”e il pub-
blico dominio.
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Copyright 2.0