parte di queste regole sono cristallizzate e standardizzate
a livello statutario e regolamentare.
Se da un lato questo modello si è dimostrato efficace in
questi anni, fino all’avvento di Internet, appare chiaro
come una standardizzazione del rapporto finisca oggi per
penalizzare quegli artisti che non sono già affermati,
impedendogli di sfruttare tutta una serie di metodologie
di marketing offerte oggi dalla Rete e dai nuovi modelli
di gestione del copyright. Il rapporto che la SIAE ha oggi
in essere con tutti i suoi artisti (che, ricordiamo, non è
obbligatorio, ma è una scelta opportuna per chiunque
svolga una professione legata alle opere d’ingegno)
impedisce infatti di utilizzare strumenti come Creative
Commons per aumentare la diffusione legale di alcune
delle proprie opere, ad esempio diffondendole attraverso
i circuiti peer-to-peer o utilizzando strumenti come
Magnatune, Jamendo e tanti altri servizi oggi presenti sul
Web per questo scopo.
Le licenze Creative Commons: licenze modulari
Esistono oggi sei tipi di licenze Creative Commons,
ognuna costruita modularmente combinando i quattro
obblighi di fare e non fare previsti. Andiamo ad analizza-
re singolarmente ognuno dei quattro moduli, per poi pro-
cedere con l’analisi delle licenze composte. Ognuno dei
quattrp moduli ha un nome, un simbolo e una sigla (tipi-
camente composta da due lettere) che permette l’identi-
ficazione visuale rapida. La sigla si riferisce alla defini-
zione inglese, mentre tra parentesi riportiamo, per mag-
giore comprensione, la traduzione italiana.
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Copyright 2.0